Lavoro agile

Smart Working: Italia ancora in rincorsa rispetto agli altri Paesi europei nella diffusione del lavoro agile

Nel nostro Paese va a rilento l’adozione del lavoro agile. I dati dell’indagine condotta da Randstad Research parlano chiaro: poco più di un terzo dei lavoratori eleggibili ha usufruito dello Smart Working nel 2021. E mentre gli altri Paesi d’Europa accelerano, da noi la percentuale degli “smart worker” decresce. Per accelerarne la diffusione si spinge verso la semplificazione delle norme

Pubblicato il 08 Set 2022

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I dati sullo Smart Working in Italia stupiscono chi riesce a comprendere appieno i vantaggi del lavoro agile in termini di sostenibilità economica, sociale e ambientale. Il resto d’Europa è certamente più lungimirante facendo scivolare il Belpaese in ultima posizione per applicazione di questo paradigma del lavoro. Ad affermarlo è l’indagine condotta da Randstad Research.

Poco più di un terzo dei lavoratori elegibili utilizza lo Smart Working in Italia

Secondo lo studio, a fine 2021, 2,9 milioni lavoratori hanno utilizzato lo Smart Working in Italia almeno un giorno a settimana, su un potenziale di 8 milioni. Sebbene nel complesso si sia registrata una crescita nella diffusione del lavoro agile dal 2019 ad ora, considerando che alla fine del 2019 erano 1,15 milioni gli Italiani che lavoravano già in parte da casa, tale crescita rappresenta alla fine solo il 37,2% del potenziale. Rapportandosi al totale degli occupati risulta così che i lavoratori italiani in Smart Working rappresentano il 13%, nello specifico il 5,9% per 2 o più giorni a settimana, il 7,1% meno di 2 giorni a settimana.

Inoltre, dalla ricerca risulta che a scegliere il lavoro da remoto sono le donne: a fine 2021 il 14% contro l’11,9% degli uomini. Il 6,6% delle donne lavora per la maggior parte del tempo da casa e il 7,8% meno di 2 volte a settimana. Per gli uomini percentuali leggermente più basse: rispettivamente il 5,4% e il 6,5%. Ha un’età compresa tra i 35 e i 39 anni quasi il 60% di chi è in lavoro da casa per almeno metà del tempo lavorativo, solo il 20% tra i 15 e i 34 anni. È ultra 55enne il 22,3% di chi lavora per la maggior parte del tempo a distanza, il 26,6% di chi è a casa meno di 2 giorni alla settimana.

Dal punto di vista geografico, infine, si registrano forti differenze da Nord a Sud del Paese con il 15,5% dei lavoratori del Centro che operano almeno in parte da casa. A seguire il Nord-Ovest (15,2%) e il Nord Est. Distanti le Isole e il Sud Italia dove lavorano almeno in parte da casa rispettivamente il 9,3% e il 9,1% degli occupati.

Italia fanalino di coda d’Europa

Aprendo il confronto con chi lavora da casa almeno metà del tempo in Europa, il nostro Paese ne esce ammaccato. Rispetto agli altri Paesi, infatti, l’Italia è ultima per diffusione dello Smart Working: dal 2019 al 2020 la percentuale degli occupati che lavorano almeno la metà delle ore da casa è salita dal 3,6% al 12,2%, per scendere poi all’8,3% nel 2021, nello stesso periodo la media europea ha registrato invece una crescita costante passando dal 5,4% del 2019 al 13,4% nel 2021. Se invece si considerano le persone che lavorano da casa meno della metà del tempo, l’Italia è in decisa crescita, dall’1,1% del 2019 al 6,5% nel 2021, ma resta comunque nelle ultime posizioni, mentre la media europea è arrivata al 10,6%. Rispetto ai Paesi Bassi, l’Italia registra quasi 25 punti in meno.

Smart Working Italia

Verso una semplificazione per l’adozione dello Smart Working in Italia

In vista delle nuove regole dello Smart Working a settembre che prevedono l’obbligatorietà di un accordo scritto individuale tra azienda e dipendenti, intanto Asstel-Assotelecomunicazioni, l’associazione di categoria dentro Confindustria rappresenta la filiera delle telecomunicazioni, sostiene la resa strutturale della procedura semplificata degli obblighi di comunicazione dello Smart Working prevista nelle nuove norme del Decreto Semplificazioni in discussione alla Camera. “Le imprese del settore Tlc guardano con favore le norme di semplificazione per il lavoro agile contenute nel Dl Semplificazioni in discussione alla Camera. La loro applicazione consentirà di snellire le procedure e contestualmente rendere strutturale il cambiamento in una fase non più emergenziale, andando incontro anche alle esigenze delle imprese”, ha affermato Laura di Raimondo, Direttore Asstel.

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