L'ESPERTO RISPONDE

Smart Working, come si definiscono i target di popolazione di un progetto pilota?

Con il Readiness Assessment è possibile mappare l’intera popolazione aziendale individuando cluster di profili omogenei attraverso cui definire la dotazione tecnologica, le policy di flessibilità e gli spazi di lavoro più adatti alle esigenze delle persone. La risposta di Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation

Pubblicato il 26 Lug 2016

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Aiutare le imprese a capire, affrontare e gestire i progetti di Smart Working. Con questo obiettivo Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation del gruppo Digital360, alla guida della Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation”, risponde ad alcuni quesiti raccolti dai lettori

Per porre le vostre domande potete scrivere a info@digital4.biz.

Smart Working, come si definiscono i target di popolazione di un progetto pilota?

Definire un progetto pilota di Smart Working vuol dire lavorare principalmente su tre aspetti: sviluppo di layout innovativi, proposizione di nuove policy e modelli operativi e naturalmente Change Management, fondamentale per supportare le persone nel percorso di cambiamento.

In questo processo di trasformazione e adattamento è molto importante definire e individuare dei momenti di valutazione e monitoraggio dei progetti pilota al fine di supportare i Manager nella fase di cambiamento, con particolare riferimento agli stili di gestione da adottare, identificando eventuali criticità, circoscrivendo le necessarie azioni correttive e misurando i benefici ottenibili.

Ma come definire il target che parteciperà alla fase pilota?

Bisogna partire da un’analisi del contesto organizzativo e identificare i fattori chiave per un’implementazione efficace del modello di Smart Working, sulla base delle esigenze intern

e. È bene, infatti, rilevare la predisposizione tecnologica, organizzativa e culturale dei target aziendali rispetto all’adozione dello Smart Working. Questa attività è anche conosciuta come Readiness Assessment: consente di mappare l’intera popolazione aziendale individuando cluster di profili omogenei attraverso i quali è possibile definire la dotazione tecnologica, le policy di flessibilità e gli spazi di lavoro maggiormente adatti alle esigenze delle persone.

La popolazione viene analizzata in base ai driver identificati nel modello dell’Activity Based Working. Viene fatta una valutazione del livello di remotizzazione di team/strutture organizzative che consente di individuare i possibili progetti di smart working pilota e definire una priorità di introduzione dello Smart Working nelle diverse aree.

Il pilota su cui avverrà la sperimentazione è quello che dall’analisi risulta avere un livello di Readiness maggiore in termini di attività, tecnologia e stile di management.

Inoltre, per mettere in piedi un buon modello di Smart Working congiuntamente a questa attività è bene anche valutare la coerenza del modello a tendere rispetto alle esigenze interne e agli obiettivi strategici aziendali propri della Funzione HR, della Funzione SI e della Line al fine di individuare correttamente linee guida, target, modalità di esecuzione, strumentazioni tecnologiche e device, policy aziendali.

Emanuele Madini è un innovatore digitale che da anni accompagna le aziende nel percorso di ripensamento del modello organizzativo e digitale. In P4I – Partners4Innovation guida la Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation” e supporta imprese e PA nello sviluppo di modelli di lavoro innovativi, finalizzati a migliorare la produttività, l’efficacia prestazionale e il livello di coinvolgimento delle persone.

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