L'ESPERTO RISPONDE

Quali sono le vere difficoltà del fare Smart Working?

Quando un’azienda decide di adottare modalità di lavoro smart è necessario considerare anche gli elementi che potrebbero essere critici nel percorso di implementazione del progetto. La risposta di Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation

Pubblicato il 05 Lug 2016

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Aiutare le imprese a capire, affrontare e gestire i progetti di Smart Working. Con questo obiettivo Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation del gruppo Digital360, alla guida della Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation”, risponde ad alcuni quesiti raccolti dai lettori

Per porre le vostre domande potete scrivere a info@digital4.biz.

Quali sono le vere difficoltà del fare Smart Working?

Esistono delle difficoltà reali da affrontare nel percorso di implementazione di questa modalità di lavoro. Diamone qualche cenno:

  • All’inizio lo sforzo di pianificazione e coordinamento sarà maggiore: questa nuova modalità di lavoro implica necessariamente l’individuazione e la programmazione ex ante delle attività che verranno svolte in modalità smart e pertanto è richiesto uno sforzo di pianificazione a monte al fine di poter identificare la sede di lavoro più adatta per svolgere determinate attività, senza dimenticare peraltro la relazione con i colleghi e quindi il coordinamento con gli stessi. In questo nuovo contesto diventa determinante per il lavoratore sviluppare nuove skill.
  • Occorre maturità e disciplina personale: la logica per risultati, presupposto di questo nuovo modo di lavorare, implica necessariamente l’attivazione di meccanismi di responsabilizzazione e la richiesta al lavoratore di approcciarsi al lavoro in modo ancor più maturo e responsabile. Questi, infatti, sin dalla scelta del luogo di lavoro (in relazione alle attività che intende svolgere “in modalità smart”) deve dimostrarsi attento ad individuare la soluzione migliore senza dimenticare il contesto aziendale e il coordinamento con colleghi e capi. Tutto ciò, senza dubbio richiede maturità e rigore anche in relazione al bilanciamento tra vita privata e vita professionale.
  • Pericolo di work intensification: quando si lavora per obiettivi si rischia di lavorare di più rispetto a quando si lavora in ufficio. Tra l’altro, diventa

    difficile talvolta tracciare una linea quando la tua casa diventa il tuo luogo di lavoro. In questo caso diventa fondamentale trovare e insistere su una routine quotidiana che coinvolga tutti gli aspetti di una vita normale. Per ovviare a queste situazioni, viene richiesto di fare uno sforzo ai manager, chiamati a controllare che questo non avvenga, e alle persone, che devono essere in grado di autoregolarsi. In questo contesto diventa molto importante definire delle policy aziendali e delle regole ben precise.

  • Resistenza all’utilizzo di nuovi strumenti di comunicazione e collaborazione: quando l’azienda decide di adottare modalità di lavoro smart è bene che assicuri una formazione per l’utilizzo degli strumenti e le funzionalità connesse perché spesso ci si trova ad affrontare delle resistenze da parte delle persone ancorate all’utilizzo di strumenti “tradizionali”, quali per esempio la mail, le riunioni in presenza, ecc. L’abitudine diventa la vera difficoltà reale e in un contesto di cambiamento è consigliato che il Manager dia il buon esempio.

Emanuele Madini è un innovatore digitale che da anni accompagna le aziende nel percorso di ripensamento del modello organizzativo e digitale. In P4I – Partners4Innovation guida la Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation” e supporta imprese e PA nello sviluppo di modelli di lavoro innovativi, finalizzati a migliorare la produttività, l’efficacia prestazionale e il livello di coinvolgimento delle persone.

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