L'ESPERTO RISPONDE

Come si può misurare il successo di un progetto pilota di Smart Working?

Una prima valutazione dopo un mese dal lancio della sperimentazione permette di verificare la dotazione tecnologica. La seconda, più approfondita, durante il sesto mese consente di valutare i benefici qualitativi e quantitativi

Pubblicato il 13 Apr 2016

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Aiutare le imprese a capire, affrontare e gestire i progetti di Smart Working. Con questo obiettivo Emanuele Madini, Associate Partner della società di Advisory P4I – Partners4Innovation del gruppo Digital360, alla guida della Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation”, risponde ad alcuni quesiti raccolti dai lettori

Per fare le vostre domande scrivere a info@digital4.biz.

COME SI PUO’ MISURARE IL SUCCESSO DI UN PROGETTO PILOTA DI SMART WORKING?

Lo Smart Working è un cambiamento così importante che richiede di procedere gradualmente e di affinare il modello attraverso l’esperienza “sul campo”, consentendo a ciascun team di interpretare e personalizzare le nuove leve di flessibilità sulle proprie caratteristiche e attività lavorative.

Dalle esperienze di successo si evince che per lanciare un progetto di Smart Working è importante adottare un approccio “perpetual beta”, ovvero caratterizzato da un aggiornamento pressoché continuo. L’idea è partire velocemente con un primo progetto pilota su un target selezionato di popolazione aziendale, misurare fin da subito i benefici e l’impatto organizzativo, e proseguire successivamente con diverse fasi di ampliamento e diffusione all’interno dell’azienda identificando possibili interventi correttivi e ulteriori evoluzioni del modello.

Particolarmente importante è la fase di monitoring del primo progetto pilota che ha l’obiettivo di garantire il corretto avvio della sperimentazione, raccogliere più informazioni possibili per consolidare il modello e identificare approcci virtuosi e success stories da valorizzare in termini di comunicazione interna. Per questo motivo è consigliabile procedere realizzando due tipologie di check point: una prima valutazione deve essere realizzata dopo circa 1 mese dopo il lancio della sperimentazione per svolgere una verifica soprattutto tecnica a garanzia del corretto proseguimento del progetto pilota, ponendo particolare attenzione al funzionamento della dotazione tecnologica (accesso ad applicativi da remoto, strumenti di virtual collaboration, …) o a eventuali criticità rilevanti per alcuni team (periodi di carico di lavoro, eventuali resistenze da parte dei manager o dei collaboratori, …).

Una valutazione più approfondita può essere svolta invece durante il quinto/sesto mese di sperimentazione coinvolgendo sia i People Manager che i collaboratori per

avere una duplice prospettiva. È necessario valutare diversi aspetti che riguardano sia l’impatto sui comportamenti organizzativi – come ad esempio il coordinamento e le programmazione, il rapporto con i colleghi e il proprio capo, l’efficacia di interazione -, sia i benefici qualitativi e quantitativi relativi alla qualità del lavoro svolto nelle giornate di Smart Working, al miglioramento della produttività, all’impatto su specifici KPI e all’aumento della soddisfazione e motivazione delle persone. Non meno rilevante è infine la possibilità di realizzare alcune stime di benefici in termini di sostenibilità ambientale legati alla riduzione del commuting casa-ufficio.

Emanuele Madini è un innovatore digitale che da anni accompagna le aziende nel percorso di ripensamento del modello organizzativo e digitale. In P4I – Partners4Innovation guida la Practice sullo “Smart Working & Workplace Innovation” e supporta imprese e PA nello sviluppo di modelli di lavoro innovativi, finalizzati a migliorare la produttività, l’efficacia prestazionale e il livello di coinvolgimento delle persone.

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