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HR Study 2022: dalla Great Resignation alla Great Re-evalutation

Il 46% dei dipendenti delle PMI in tutta Europa ha in programma di cercare un nuovo lavoro nei prossimi 12 mesi. Con la minaccia di dimissioni di massa che incombe sulle aziende, le Risorse Umane si trovano ad affrontare le più grandi sfide di sempre cogliendo dalla crisi le opportunità per ripensare ad un modo nuovo di lavorare. Una panoramica dei trend in atto in ambito HR emersa dallo studio realizzato da Personio

Pubblicato il 23 Mar 2022

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L’esperienza della pandemia ha creato uno shock nel mondo del lavoro modificando modalità, processi e strumenti, ma la conseguenza più incisiva è quella di aver innescato una vera e propria rivoluzione nell’approccio al lavoro stravolgendo il paradigma secondo il quale vivere per lavorare è nella normale dinamica delle cose. Il processo di rifocalizzazione su se stessi da parte dei lavoratori, sui propri valori, esigenze, aspirazioni, è alla base di quel movimento diffuso dagli Stati Uniti sino al nostro Paese che prende il nome di Great Resignation, o in italiano Grandi Dimissioni. Tuttavia, individuando le esatte motivazioni che spingono i dipendenti a rassegnare le dimissioni, è possibile cogliere le opportunità di cambiamento dalle quali ripartire per trasformare la Great Resignation in Great Re-evalutation. Una mano in tal senso ci viene fornita dall’HR Study 2022 realizzato da Personio, la società europea di software HR per le piccole e medie imprese.

HR Study 2022, Great Resignation: una tendenza ancora in atto

L’HR Study 2022, condotto a febbraio 2022 su un campione di 5000 dipendenti e di 1205 decisori HR operanti nelle PMI di tutta Europa, tra questi 500 dipendenti e 120 decisori HR italiani, conferma come negli ultimi due anni, a causa della pandemia, molte persone hanno rivisto le loro priorità e si sono focalizzate su quello che era per loro più importante incentivando le richieste di modalità di lavoro più flessibili e di un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata. Questo atteggiamento non si è ancora esaurito, lo studio rivela infatti come il 46% dei dipendenti delle PMI in tutta Europa ha in programma di cercare un nuovo lavoro nei prossimi 12 mesi, percentuale che vale anche per il mercato Italiano.

Le motivazioni che spingono a lasciare il lavoro

Secondo lo studio le persone tendono a lasciare il lavoro principalmente per motivi riguardanti la sfera personale, e in particolare quella dell’autostima: il 32% a causa di un ambiente troppo stressante, il 31% perché non ritiene di essere giustamente apprezzato o anche solo di non avere sufficienti momenti di feedback costruttivo con i propri superiori, il 30% perché vede poche opportunità di avanzamento di carriera in relazione ai risultati conseguiti, alle competenze sviluppate e all’esperienza maturata.

Cosa potrebbe trattenere i lavoratori in azienda

Di contro, lo studio rivela che per il 40% degli intervistati un relativo miglioramento del work-life balance, benefit più interessanti (39%) e opportunità di formazione e sviluppo (22%), più che l’incentivo economico, sono interventi che potrebbero convincere i lavoratori a non abbandonare il proprio posto. Inoltre, i lunghi periodi di lockdown, d’altra parte, hanno fatto in modo che in molti rivalutassero il luogo di lavoro come spazio di socialità, ma anche come centro di produttività, e il lavoro stesso come un’opportunità per esprimersi, per migliorare la propria vita e per avere maggiori soddisfazioni.

Great Re-evalutation, la grande sfida per le Risorse Umane

Prendere atto di queste nuove tendenze e sviluppare strategie per limitare il turnover, aumentare l’employee engagement e attrarre i migliori talenti, trasformando la Great Resignation in Great Re-evalutation è la principale sfida dei responsabili delle Risorse Umane che però, stando a quanto riportato dall’HR Study 2022, per il 59% dichiara di non avere abbastanza tempo per gestire lo sviluppo delle persone in modo efficace e il 55% sostiene che dedicare tempo all’amministrazione del personale impedisce loro di focalizzarsi su attività più strategiche. Un aiuto in questa circostanza può arrivare dalla digitalizzazione. I software HR consentono infatti di velocizzare e migliorare le procedure di selezione dei candidati come di gestire incombenze di tipo amministrativo liberando il tempo dei responsabili Risorse Umane che possono così dedicarsi ad attività più di valore.

È opportuno che i responsabili delle risorse umane e i datori di lavoro si impegnino a comprendere meglio quali sono le loro preoccupazioni di coloro che si sentono alienati e trascurati e cosa cercano nel mondo del lavoro. Le aziende che implementeranno una strategia globale HR in grado di soddisfare le esigenze del proprio personale, avranno migliori strumenti per affrontare le insoddisfazioni del personale e per evitare, nel peggiore dei casi, un esodo di talenti”, ha affermato Ross Seychell, Chief People Officer di Personio.

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