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Evoluzione del lavoro: le nuove professioni degli operai 4.0 e dei digital blue collar

La trasformazione digitale sta creando due nuove tipologie di lavoratori: gli addetti di fabbrica che padroneggiano le tecnologie legate a Industria 4.0 e una serie di ruoli nati con le piattaforme digitali, dall’autista di Uber al corriere di Deliveroo

Pubblicato il 31 Ott 2019

Marco Planzi

Associate Partner, P4I-Partners4Innovation

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Nelle economie europee il ruolo degli operai 4.0 è sempre più importante, a fare da traino è stata la digital transformation. Ha talmente acquisito rilevanza, che ormai si tratta di un pezzo di economia del lavoro che non possiamo dimenticarci.

In questo quadro, legato a doppio filo alle tecnologie digitali, possiamo individuare due cluster di operai. Da un lato ci sono gli operai di fabbrica in senso tradizionale, che in Europa lavorano in impianti di produzione sempre più automatizzati per produrre beni di nicchia di alta qualità o beni che richiedono un’elevata personalizzazione. Dall’altro invece, c’è una nuova classe di operai che nasce proprio perché esiste l’economia digitale, è una risposta alle esigenze di questa trasformazione che ormai pervade ogni ambito.

I primi, gli operai di fabbrica, lavorano in contesti sempre più automatizzati. Devono iniziare ad avere dimestichezza con le tecnologie digitali per poter gestire gli impianti di produzione sempre più connessi, grazie alle tecnologie dell’Industry 4.0 o dell’internet of things, oppure asset distribuiti sul territorio intelligenti e in grado di comunicare grazie, ad esempio, alle smart city in giro per l’Europa. Questo operaio deve essere in grado di utilizzare le tecnologie digitali sul suo luogo di lavoro in maniera intensa e sempre più smart per essere connesso con gli altri, e con gli oggetti e gli impianti che utilizza per il suo lavoro. In pratica, sono diventati nei fatti veri e propri operai 4.0.

Esiste poi una nuova classe di operai – veri e propri digital blue collar – che non hanno legame con la fabbrica tradizionale e la cui nascita si deve a internet e a piattaforme digitali che abilitano nuove forme di lavoro. Per capire meglio quello che sta accadendo basta fare un parallelismo con le nuove figure professionali che nascono a seguito della diffusione dell’economia delle piattaforme, che possiamo paragonare ai “nuovi operai”.

Pensiamo ad aziende come Airbnb, Uber o Foodora. I loro fattorini, i riders, gli host e gli autisti, svolgono mansioni estremamente semplici anche se a contatto col cliente e possono essere considerati dei moderni operai.

Se invece guardiamo a un’altra classe di startup, come per esempio i servizi di Amazon Mechanical turk oppure Appwork, troviamo addirittura persone che competono su un marketplace globale per realizzare lavori altamente ripetitivi al costo di pochi centesimi di dollaro. Può capitare addirittura che uno sviluppatore indiano competa sul Mercato del Lavoro Globale con uno sviluppatore cinese e uno rumeno oppure uno italiano, a colpi di sanguinosi ribassi di prezzo.

Si tratta di trend che dobbiamo considerare quando pensiamo alla forza lavoro del futuro, in particolare ai digital blue collar, e non possiamo dimenticare che questa rappresenta una sfida importantissima per l’economia dei paesi sviluppati. Alla luce dell’importanza che ha il settore manifatturiero delle economie sviluppate, come Stati Uniti e l’Europa, e della crescente rilevanza dell’economia digitale sul totale del PIL in questi contesti, diventa sempre più importante interrogarsi su quale sarà l’operaio del futuro, sia esso all’interno della fabbrica, oppure all’interno del mondo dei servizi. A seconda dello stadio di maturità in cui si trova l’impresa nei suoi investimenti in trasformazione digitale, diventa quindi importante formare correttamente gli operai per dotarli delle competenze digitali che li faranno diventare davvero operai 4.0.

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