Interviste

Innovare in HR. Ecco come

Spazi di lavoro modulari, disponibilità di scrivanie non assegnate, magazzino ridotto all’indispensabile, stampe tramite badge, meeting room comuni con le stesse regole in vigore nelle biblioteche. Cosi Tetra Pak ha rivoluzionato il modo di lavorare. Con le idee di un ingegnere

Pubblicato il 15 Feb 2013

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Gianmaurizio Cazzarolli, Tetra Pak

Un ingegnere meccanico prestato all’HR. Un uomo di business che si è reinventato direttore delle risorse umane.

Gianmaurizio Cazzarolli è direttore del personale e direttore dello stabilimento di Modena di Tetra Pak, colosso del packaging da 22mila dipendenti e 10 miliardi di dollari di fatturato in tutto il mondo.

Una storia singolare. Un percorso professionale tutto sviluppato in ambito business e produzione. E poi, a 55 anni, il salto della barricata per gestire il personale della filiale modenese: 810 persone con un’età media di 39 anni, per il 27% donne e per il 13% di nazionalità straniera.

Un salto nel vuoto potrebbero dire molti. E invece, da buon ingegnere, Cazzarolli ha applicato lo stesso metodo e la stessa impostazione di quando era sul campo a sviluppare prodotti e gestire il business.


L’HR? Di supporto al business
“Per me l’HR è una funzione di supporto al business. In tutto il mio percorso professionale ho sempre cercato di fare le cose “faster, better and cheaper”, come direbbero gli americani. Perché allora non si possono applicare questi concetti anche alla gestione del personale?”

Partiamo dall’ambiente di lavoro per esempio. In Tetra Pak l’open space è portato all’estremo. Tutti gli uffici sono in vetro trasparente (anche quello dell’amministratore delegato). Nessuna tenda. “La privacy viene dall’acustica, non dalla visuale” spiega Cazzarolli.

Gli spazi sono divisi in moduli, intercambiabili come si vuole, perché “è l’ufficio che deve adattarsi all’organizzazione che cambia, non viceversa”. Ogni gruppo organizza gli spazi in modo diverso, perché ogni gruppo ha esigenze diverse.

Gli armadi praticamente non esistono. C’è una sala “biblioteca” dove non si parla e non si telefona, l’ideale per chi ha bisogno di concentrarsi.

Alcune scrivanie non sono assegnate, il che ha permesso di costruire sale riunioni in più a parità di spazio. “Anche se siamo più di 800, mediamente in ufficio ci sono meno di 500 persone ogni giorno”.

Gli spazi sono sempre più costosi per cui, molto pragmaticamente, tutto quello che non serve in produzione nelle prossime 24 ore non deve stare nel sito. “Negli uffici e nelle officine i materiali devono arrivare quando servono. Non ha senso tenerli e occupare spazio”.
Tutto questo processo viene gestito attraverso un tool dedicato.
Ogni item ha un codice e un responsabile, se la persona cambia mansione, e’ sufficiente cambiare il nome del responsabile. Se il tempo di stoccaggio scade, gli item vanno direttamente in rottamazione. Tutti i materiali risultano cosi sotto controllo.


Addio a cartellini e timesheet
Va da sé che anche i flussi di lavoro siano stati profondamente rivisti. Cartellini e timesheet sono stati aboliti, l’orario di ingresso è flessibile ed è il dipendente ad autocertificare le ore lavorate. “Cerchiamo di responsabilizzare tutte le figure a comportarsi come professionisti, a gestire il lavoro in autonomia. La valutazione non riguarda gli orari, ma la produttività” continua Cazzarolli.

Ma non c’è il rischio che qualcuno se ne approfitti? “In realtà il punto è un altro: quanti sono quelli che se ne approfittano? Le regole vanno fatte per le persone di cui mi fido che sono l’estrema maggioranza dei collaboratori. Non bisogna fare le regole per pochi”.

L’accoglienza di questo modo nuovo di lavorare è stata molto positiva da parte del top management e molto collaborativa da parte del sindacato e dai colletti blu. E’ importante fare cultura nei confronti del middle management che in effetti perde un po’ di controllo, “ma il bilancio complessivo è estremamente positivo” continua Cazzarolli.


Il confort del posto di lavoro
La tecnologia ovviamente è fondamentale per raggiungere questi livelli di eccellenza. Negli uffici Tetra Pak, per esempio, le condizioni ambientali vengono monitorate in tempo reale (temperatura, umidità, livello di C02, eccetera) e adeguate in funzione del numero di persone presenti. “Grazie all’installazione del sistema “building automation”, cerchiamo i prevenire le situazioni sgradevoli prima che si presentino”, continua Cazzarolli.


La stampa? Quando serve
Ancora, in Tetra Pak si stampano circa 4 milioni di fogli l’anno. Peccato che ogni mese, pile di documenti si accatastavano in ogni dove, dimenticate nei vari pertugi. “Invece di mettere delle regole – spiega Cazzarolli – abbiamo sfruttato l’IT. L’utente non deve scegliere la stampante ma deve solo stampare. Dopodiché appoggia il badge sulla stampante desiderata, la quale riconosce che c’è un processo in corso che riguarda l’utente e stampa di conseguenza. Non entro nel merito di quanto uno stampa e non do regole. Parto dal presupposto che se uno stampa è perché gli serve. Ma con questo metodo abbiamo tagliato i costi del 41%”

Quale consigli dare allora, per gestire al meglio l’HR? “In ogni azienda il miglior investimento che si può fare è nelle persone. Fondamentale è saper ascoltare e sono molte le idee che sono nate bottom-up: dall’asilo nido, allo shuttle bus per arrivare in sede, all’area wellness”.


Il lavoro? Un modo di essere
“Work is a state of being, not a place”, conclude in inglese Cazzarolli. “Stiamo cercando di andare oltre l’orario flessibile e dire ai collaboratori: lavorate dove volete e vi misureremo per quello che fate”.

Un approccio pragmatico, da ingegnere meccanico.

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