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Gestire il capitale umano, le logiche di un ecosistema moderno proiettato su AI e assistenti virtuali

Cosa vuol dire oggi gestire il capitale umano? In che modo l’utilizzo della tecnologia specialistica e a consumo sta influenzando i sistemi informativi e quali sono i benefici sui processi strategici di valorizzazione dell’HR in azienda?

Pubblicato il 20 Mag 2019

Fabio Cardilli*

Product Leader Europeo di Talentia Software

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La consumerization della tecnologia e i nuovi workstyle hanno introdotto nella società una trasformazione dirompente, non c’è alcun dubbio. In particolare, il web ha acquisito in questi anni un ruolo fondamentale nei processi di trasformazione digitale e ci impone nuove regole da adattare a ogni nostra esigenza, da cui però, occorre sapersi difendere. L’era del cloud oggi propone un’idea del consumo totalmente on-demand e distribuito. Accedere ai contenuti di una serie tv, archiviare documenti in modo sicuro e indipendente da uno specifico dispositivo, comunicare con enti pubblici o privati attraverso una casella di posta certificata, sono solo alcuni esempi dei servizi che il cloud offre a consumo, riducendo al minimo costi infrastrutturali o di acquisto della licenza di utilizzo. Naturalmente questo modello di consumo viene favorito dall’innovazione delle reti e dall’abbattimento dei costi di accesso alle stesse e, trattandosi di una vera e propria trasformazione culturale, non può non coinvolgere anche il mondo professionale. Ma che cosa vuol dire oggi gestire il capitale umano, che cambiamenti ci sono stati rispetto al passato? In che modo, questa nuova visione di utilizzare la tecnologia specialistica e a consumo sta influenzando i sistemi informativi, e quali sono i benefici sui processi strategici di valorizzazione del capitale umano in azienda?

Il ruolo dell’IoT e degli assistenti virtuali

Da un paio di anni ha fatto ingresso nel lessico IT il termine IoT, Internet of Things, che fa riferimento, più che ad una tecnologia, a una visione tecnologica del mondo contemporaneo. Secondo questa visione, l’automazione di task, dai più semplici ai più complessi, può essere assunta da un network di dispositivi intelligenti e connessi alla stessa rete, ciascuno con peculiarità e potenzialità molto verticali e specializzate. Gli ambiti di applicazione sono molteplici, dall’industriale al commercio alla domotica. È proprio grazie all’IoT, per fare un esempio, che è possibile programmare l’accensione di una lampada, controllare il livello di riscaldamento di alcuni ambienti anche remotamente o assicurarsi che la temperatura del frigo si adatti in funzione della temperatura rilevata nell’appartamento. Se l’IoT evoca una idea di microcosmo, dove vari elettrodomestici sono in realtà oggetti intelligenti che si scambiano informazioni tra loro (vedi il frigorifero ed il termostato di casa dell’esempio precedente), ad arricchire lo scenario ormai non più futuristico sono gli assistenti virtuali, da Google Home ad Alexa. Si tratta di un’altra recente innovazione di taglio consumer che ha in comune questo stesso concetto di ecosistema di dispositivi o, più in generale, microservizi, che vengono chiamati in causa da un orchestratore digitale. Come una lampada di Aladino contemporanea, l’assistente virtuale, l’orchestratore, interpreta un bisogno di partire da un comando vocale e lo declina in chiamate a servizi a disposizione sul cloud oppure in comandi impartiti a oggetti intelligenti collegati, appunto, allo stesso ecosistema.

Ecosistema in azienda: prodotti o soluzioni?

Un assistente virtuale, anche se ad un profano potrebbe sembrare diversamente, non è un oggetto magico. Sa rispondere all’interpretazione di un bisogno con uno o più microservizi disponibili sul cloud, quindi è di fatto un front-end ma delega un terzo, specializzato ed esperto, a eseguire le operazioni necessarie al soddisfacimento di quello specifico bisogno.

Questa metafora consumer dell’assistente virtuale trova oggi sempre più spesso ispirazione nel mondo professionale. Portare innovazione ai processi in azienda, superato il primo bisogno della dematerializzazione pura, significa aggiungere valore anche integrando soluzioni satellite che possano soddisfare esigenze specifiche. E allora, più che di singoli prodotti finiti, le aziende si dotano di soluzioni, per quanto orchestrate da un’unica infrastruttura applicativa. Pensiamo ai processi strategici per gestire il capitale umano – recruitment, onboarding, amministrazione del personale, valutazione delle performance, formazione, sviluppo, equità salariale sono alcuni dei passaggi, nel ciclo di vita del dipendente – con cui le direzioni HR si cimentano oggi, grazie al prezioso ausilio della tecnologia. Un gestionale HR, che sappia integrarsi in un ecosistema di servizi specializzati e ad alto contenuto tecnologico, ha molte più possibilità di fare la differenza e di portare benefici tangibili in termini di efficacia, produttività e proattività.

Gestire il capitale umano vuol dire avere visione d’insieme

Perchè è importante che un gestionale HR sappia delegare, come un assistente virtuale, alcune attività a sistemi o microservizi esterni? In alcuni casi, è una questione di adeguamento alle normative vigenti. Ad esempio, se un’azienda volesse integrare nel gestionale HR e nel contesto di un processo di selezione e assunzione del personale la firma digitale di un contratto, questa potrebbe avvalersi di uno dei numerosi servizi certificati disponibili in cloud. Per fare un altro esempio, se l’azienda dovesse, nel contesto di un percorso di onboarding, prevedere una formazione obbligatoria utile ad adempimenti normativi, si potrebbero rendere disponibili, attraverso il proprio portale, quei contenuti formativi online su piattaforme certificate all’adempimento formativo in questione.

Un altro motivo per ricorrere a servizi esterni è funzionale ed economico allo stesso tempo. Molti dei servizi consumabili oggi vengono offerti da società specializzate con costi di sottoscrizione annuale, ad esempio dai test di personalità a quelli di traduzione linguistica, dai video colloqui registrati, ai giochi di ruolo per valutare softskill e potenziale. Si tratta di strumenti che consentono di arricchire la profondità dei propri processi strategici, dalla selezione agli assessment di performance, senza dover effettuare grossi investimenti economici.

Infine, ma non meno importante, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, quali l’Intelligenza Artificiale, rappresentano oggi un’ulteriore spinta del business legato ai microservizi. Amazon, IBM e Google, sono alcuni esempi di provider di microservizi cognitivi, dal personality assessment al sentiment analysis ai servizi di analisi. Ma, il percorso è ancora lungo, e ci aspettiamo grandissime innovazioni per i prossimi anni che possano essere integrate e utilizzate nelle soluzioni enterprise, come quelle di Talentia Software, per rispondere al meglio alle esigenze emergenti dal mercato business.

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