Ricerche e studi

Deloitte: come il Covid-19 ha ridisegnato il rapporto tra tecnologia e lavoro

Spinte dall’emergenza, le organizzazioni hanno messo in pista in tempi record nuove modalità di lavoro. Tornare indietro significherebbe perdere un’occasione di sviluppo verso il futuro. Partendo da queste considerazioni il decimo rapporto “Deloitte Global Human Capital Trends” esamina le tendenze della forza lavoro per il 2020 e i modi in cui i leader aziendali possono mixare tecnologia e persone per creare nuovo valore

Pubblicato il 27 Mag 2020

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“Mentre la pandemia di Covid-19 induce a profondi cambiamenti sociali e organizzativi, i leader hanno l’opportunità di tornare al lavoro progettando il futuro del lavoro, basandosi sulle lezioni e sulle pratiche che le loro organizzazioni hanno messo in atto durante la crisi”. È così che si apre il testo di accompagnamento al decimo rapporto annuale firmato Deloitte, Global Human Capital Trends 2020, realizzato intervistando circa 9.000 imprenditori in ben 119 paesi con l’obiettivo di comprendere come gli individui possano continuare a trovare significato nel lavoro e il ruolo che ha la tecnologia.

Tecnologia e lavoro post Covid-19: l’uomo torna al centro delle organizzazioni

Il distanziamento fisico ha permesso a molti lavoratori di sperimentare la modalità del remote working facendo loro scoprire una tecnologia meno ostile di quanto sino ad ora ritenuto, ma non solo. Ha aperto un varco tra vita lavorativa e vita privata, abbattendo quel muro che ha sempre voluto questi due ambiti nettamente separati e spesso in antitesi, nella convinzione, il più delle volte errata, che un’interferenza tra i due avesse potuto penalizzare il livello quantitativo e qualitativo della produttività. Adesso però che il passo è compiuto portando alla luce un diverso equilibrio con al centro l’elemento umano, ci si chiede se sia possibile riprogettare il lavoro intorno alla vita, non la vita intorno al lavoro.

Lo sforzo intrapreso dalle organizzazioni per consentire il proseguimento dell’attività durante l’epidemia implementando nuovi modi di lavorare attraverso l’uso della tecnologia è ora davanti un bivio: essere accantonato per ritornare allo statu quo ante Covid-19, oppure servire da faro per indicare una nuova strada da percorrere.

L’idea alla base dello studio Deloitte è che ora le organizzazioni dovrebbero pensare a come sostenere queste azioni incorporandole nella loro cultura organizzativa e nel loro DNA. “Questa crisi – afferma Deloitte – rappresenta un’opportunità unica per le organizzazioni in grado di superare l’istinto di trattare esseri umani e macchine su percorsi paralleli per costruire invece connessioni che possono aprire un percorso unico proiettato in avanti in grado di alimentare la crescita e l’innovazione nelle settimane, nei mesi e negli anni a venire”.

Sebbene, infatti, negli ultimi dieci anni le organizzazioni abbiano raddoppiato gli investimenti in tecnologia, molte hanno significativamente sottoinvestito sul modo in cui gli individui possono adattarsi e abbracciare nuovi modi di lavorare. Lo dimostrano alcuni dei principali risultati dello studio:

  • In un momento in cui i cambiamenti della forza lavoro si verificano molto velocemente, solo 1 intervistato su 10 sta producendo insight sulla forza lavoro in tempo reale;
  • Solo il 27% degli intervistati ha chiare politiche e pratiche per gestire le sfide etiche derivanti dal futuro del lavoro tra cui il mantenimento della privacy e il controllo dei dati dei lavoratori, nonostante l’85% degli intervistati affermi che il futuro del lavoro sollevi sfide etiche;
  • Tre quarti dei leader si aspettano di procurarsi nuove competenze e capacità attraverso il reskilling, ma solo il 45% sta premiando i lavoratori per lo sviluppo di nuove competenze.

La necessità di un focus umano ha catapultato la ricerca del benessere, che va oltre la salute fisica dei dipendenti, e la necessità di sviluppare un senso di appartenenza al primo e secondo posto tra le principali tendenze nell’ambito della forza lavoro per il 2020.

L’AI entra nei gruppi di lavoro: nascono i superteam

Tra le tendenze 2020 lo studio Deloitte evidenzia anche l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale all’interno delle organizzazioni.

Sebbene il 70 percento degli intervistati abbia affermato che le proprie organizzazioni stiano esplorando o utilizzando l’AI ad un certo livello, l’indagine rileva che solo il 17% degli intervistati sta facendo investimenti significativi nel reskilling per supportare la propria strategia di AI. L’aspetto positivo è che solo il 12% degli intervistati ha affermato che le proprie organizzazioni utilizzano principalmente l’AI per sostituire i lavoratori, mentre il 66% degli intervistati ritiene che il numero di posti di lavoro rimarrebbe lo stesso o aumenterebbe a seguito dell’utilizzo dell’AI nei prossimi tre anni.

Questi ultimi dati dimostrano come via via si stia abbandonando una visione puramente sostitutiva che immaginava i robot prendere il posto degli umani, per indirizzarsi verso una strategia di tipo collaborativo nella quale l’AI si integra all’interno dei team per produrre risultati mai raggiunti prima. Questi nuovi gruppi di lavoro vengono definiti dallo studio “superteam” e, come affermano i ricercatori, “promettono di consentire alle organizzazioni di reinventarsi per creare nuovo valore e significato, offrendo ai lavoratori il potenziale per ripensare la propria carriera in modi che aiutino ad aumentare il loro valore per l’organizzazione e la propria impiegabilità”. Certo non è un percorso facile, usare l’AI esclusivamente per automatizzare attività precedentemente svolte da persone richiede meno sforzo riorganizzativo e investimento sulle risorse, ma sicuramente anche meno opportunità di sviluppo verso obiettivi più sfidanti.

In questo contesto si colloca l’esempio riportato dallo studio riguardante il robot intelligente chiamato Cimon (acronimo di crew interactive mobile companion) sviluppato da DLR, Airbus e IBM per collaborare con gli astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Basato su vari servizi IBM Watson, la prima versione di Cimon è stata progettata per supportare gli esperimenti di ricerca degli astronauti, risparmiando tempo trovando e fornendo le giuste informazioni nel contesto corretto per supportare le loro procedure. La seconda versione, Cimon 2, è stata dotata dell’analizzatore di toni IBM Watson per l’analisi linguistica al fine di rilevare le emozioni nelle sue conversazioni con gli astronauti. L’obiettivo è che Cimon 2 diventi un vero compagno per l’equipaggio, contribuendo a mitigare fenomeni come l’isolamento e il pensiero di gruppo che possono influenzare le persone nello spazio.

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